Il vino da uve Nero di Troia. Gradazione e caratteristiche

Il vino da uve Nero di Troia. Gradazione e caratteristiche

Tra i migliori vitigni della Puglia, il Nero di Troia si adatta bene a diverse tipologie di terreno.

È un vitigno tipico del nord della Puglia che comprende la zona di Foggia e la zona del Gargano, fino a scendere verso Castel del Monte. Quindi si trova nella provincia BAT: Barletta, Andria, Trani.

Proprio qui la Cantina di Ruvo di Puglia raccoglie i preziosi conferimenti da cui nascono i vini Crifo, dove si alternano terreni di differente consistenza, da calcarea ad argillosa, il che spiega le caratteristiche peculiari dei vini da uve Nero di Troia.

Si tratta di un vitigno pugliese che è stato rilanciato soltanto negli ultimi anni perché in passato il Nero di Troia veniva principalmente utilizzato come vino da taglio per la produzione di altri vini, in virtù della sua capacità di conferire più colore e più struttura ai blend.

Questo perché è un vitigno molto, molto particolare, che va vinificato con la dovuta attenzione e professionalità, a partire dalla gestione dei grappoli i cui acini si presentano abbastanza grandi e con una buccia molto spessa. In realtà esistono due tipologie, due cloni per così dire, di questo vitigno: quello a bacca grande e quello a bacca piccola che hanno anche delle caratteristiche diverse.

Quella a bacca grande e a grappolo più serrato si chiama “ruvese”, che è la varietà più diffusa e che è stata preferita in passato per le sue alte produzioni, e quella ad acino piccolo e a grappolo spargolo detta “canosina”, che si presume sia la manifestazione più antica della varietà, poco produttiva e pertanto attualmente meno diffusa. Quest’ultima tipologia è quella su cui si concentrano maggiori studi e attenzioni per la produzione di vini di elevata qualità.

Il Nero di Troia è un vitigno che ha delle caratteristiche molto particolari ed è conosciuto soprattutto per la sua tannicità. Ne deriva un vino che ha bisogno di un processo di invecchiamento relativamente lungo prima di essere commercializzato, preferibilmente mediante l’affinamento in legno. L’ambiente ideale per questa fase di maturazione è rappresentato da botti di medio-grandi dimensioni per non marcare troppo le caratteristiche uniche tipiche di questo vitigno e per finire, come ultimo passaggio, si prevede un periodo di affinamento in bottiglia.

Idealmente ogni bottiglia dovrebbe restare in cantina almeno 2 anni prima di essere messa in commercio, in modo tale che il prodotto possa acquisire quella “morbidezza” giusta per la degustazione.

È un vino che si abbina molto bene alle carni rosse, in pietanze molto succulente e tenacemente grasse, perché gli abbondanti tannini aiutano a sgrassare facilmente il palato.

Come gradazione siamo intorno ai 13-14 gradi. Non si tratta di valori particolarmente elevati, come può essere, per esempio, nel caso del Primitivo che raggiunge spesso i 15-16 gradi, però è un vino che vanta comunque un colore molto intenso e una tannicità spinta.

Con riferimento alle origini di questo vitigno esistono diverse ipotesi. Si pensa che sia arrivato anticamente in Puglia dalla Grecia oppure che possa essere stato portato nei secoli scorsi dalla regione spagnola della Galizia poichè, a quei tempi, tutto il sud dell’Italia ha subito la dominazione spagnola per lunghi periodi